Per alcuni il lavoro è fatica,
per altri è ordine,
per altri ancora passione
e per pochi divertimento.
Saper gestir le proprie forze
misurando le capacità
ed usandole per migliorare il risultato
è una delle cose più difficili.
Spesso il lavoro è discontinuo,
come una clessidra difettosa,
va e viene a seconda del momento
lasciandosi dei vuoti clamorosi.
Altre volte il lavoro ti logora,
non ti fa respirare,
non ti fa pensare troppo,
nè ti lascia soddisfatto.
Per tutti o quasi è necessità,
spesso è scopo della propria vita
per affermare il proprio stesso fine.
Il lavoro lo puoi odiare
quando non puoi farne a meno
eppur lo lasceresti,
per fuggir le responsabilità.
Ma il lavoro che facciamo
può servire a tanti che l'apprezzano
e che anche se non possono
in cuor loro ti ringraziano.
Questa la miglior soddisfazione,
quella certa che conosci
e che fa sorridere il tuo cuore,
ancor prima che lavori.
04/09/08
Il tuo lavoro
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2 commenti:
E' triste quando il lavoro diventa il "tutto" della vita. Conosco persone che sono diventate di un'aridità spaventosa, che non riescono più a vedere chi o cosa gli sta intorno.
Fortunato che fa un lavoro che lo diverte, chi lo fa per passione, ma soprattutto è bello quando lo senti come un "servizio" agli altri: allora qualsiasi tipo di lavoro diventa importante.
Ma che mi sarò spiegata?
Fausta
Certo. Quando ciò che facciamo lo facciamo come un servizio per gli altri qualsiasi lavoro acquista la sua dignità, al pari di quello più pagato o di quello più interessante. Sono gli altri che ne utilizzano il risultato che lo confermano. Il lavoro è pertanto un mezzo per riscattarci, per migliorarci e per avvicinarci a Dio, alla nostra spiritualità, quella che sia.
:-)
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