Silenzio.
Cala la sera e passa quel giorno da dimenticare.
Scosti i barattoli col piede, sotto il cruscotto e ti accovacci sul sedile del furgone che hai trovato aperto.
E' sporco ma ti devi adattare alle circostanze.
Fuori sta cominciando a piovere e le speranze per domani si riducono.
Riesci a chiudere un occhio, poi l'altro ed infine parti.
Laggiù nel sottoscala hai lasciato i tuoi libri che non avresti voluto mai abbandonare.
Le poche cose che avevano ancora valore se le sono prese, lasciandoti il resto.
Quando pensi nel dormiveglia che sarebbe ora di sognare altro senti all'improvviso un urto sulla cappotta.
Un ubriaco ti ha scoperto nel suo posto preferito e ti ordina di uscire.
Raduni la borsa, gli occhiali e le scarpe, poi arraffi la busta con la frutta e scappi via.
Piove.
Raggiungi in preda al panico quel ponte sotto la stazione.
Poi ti infili in un cunicolo al riparo dall'acqua.
Rumori di auto che passano e che ti schizzano dell'acqua addosso.
Dal soffitto di metallo cola qualche goccia quando passa un treno.
Poi buio, fino al prossimo autobus che romba in galleria.
Scappi ancora verso quell'androne aperto e crolli sfinita a terra.
Sono le due di notte e dormi.
Ieri.
Era arrivata da qualche parte la lettera dello sfratto.
Non l'avevi vista.
Avevano bussato e non avevi inteso.
Entrano sempre con un piede che blocca la porta.
Poi non li fermi più.
Come aguzzini recitano il verbale per poi pregarti di farti da parte e lasciarti confessare le tue paure
che non ascolteranno.
Ti sei trovata senza linea telefonica da poter usare per chiamar qualcuno che potesse aiutarti.
Hai preso quel che potevi dal frigorifero e le pillole sul comodino.
Poi gli occhiali e i documenti, per metterli assieme a qualcuno dei libri che volevi salvare.
Poi il rogo della memoria scombussola i ricordi.
E' meglio scordare le ore che seguono, ancor più la vita precedente.
Fa meno male non pensare che al presente.
E' meglio così.
Domani.
Tossisci, prima di aprire gli occhi.
Hai perso una scarpa, mentre l'altra è rotta.
Ingoi una pillola con la saliva, mentre cerchi gli occhiali.
E' giorno e non sembra vero.
Un suono dietro l'altro e son le otto.
Il traffico ti spinge all'aperto, lontano dai pendolari che affollano l'ingresso al sottopasso.
Sei senza un franco, ma quel ch'è peggio non hai più speranza.
Cammini un pò e poi ti fermi, poi riprendi.
Arrivi da qualche parte, ma non è quella giusta.
Guardi in alto ed il cielo non ti risponde.
Ancora un giorno, poi l'altro ancora, per diventare la donna sotto il ponte.
Quella che han dimenticato di aiutare.
Quella ch' è diventata l'accattona.
Lungo una strada che guarda alle rovine del passato.
Quella dove l'uomo non guarda la rovina del presente.
12/06/08
Elemosina
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2 commenti:
Bravo Dous.
Continua coi racconti brevi!
dede :-)
Ieri avevi una casa, un tetto, un po' di calore, oggi non hai più nulla, solo disprezzo e freddo... Purtroppo di storie così ce ne sono tante!!!
Francesca
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