Due, tre, sette, infine dodici coppie in quella stanza quattro metri per quattro, al quarto piano di quel palazzo del centro.
Ascoltiamo l'argomento, poi discutiamo le scelte e poi ancora vediamo le immagini.
Immagini, a volte allegre ma spesso tristi, di loro che giocano, che ti guardano, con quegli occhi.
Quegli occhi innocenti.
E tu sei là come uno stupido che sei rapito, che non capisci nulla.
Che devi scegliere dove andare.
Che devi guardarti dentro e che devi chiederti: "che figlio sto cercando?
Quel figlio che amerò per sempre".
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