29/05/07

Famiglia

Non ti conosco, so il tuo nome, la tua età e che sei solo, così piccolo e già solo.
Sei nato che già nessuno ti voleva.
Appena nato, già tradito, da una madre che non ti cerca e da un padre che non ti conosce.
Stai lì, in quella casa, in attesa di conoscere quale delle persone che ti frequentano ti vorrà.
Aspetti che degli occhi ti guarderanno con una luce diversa,
con quella luce che hai già visto una volta, ma che non ricordi più.
Aspetti che delle mani ti stringano con una presa diversa e che non ti lascino più.

Dedicato a M.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Your poem suggests that you sense, you see – perhaps you’ve been there yourself before? Family is akin to that of a tree - whence branches seem to be continually reaching upward, liken the tiny hands of a child; and like all limbs, will eventually grow stronger with time.

Callie ha detto...

your photos need no words.

*smiles*

Dous ha detto...

Le foto, anche quelle di altri, hanno ispirato le mie parole ed i vostri commenti e spero ispirino il risveglio della coscienza di molti altri ancora.

The photos, also those of others, have inspired my words and your comments and I hope inspire the awakening of the conscience of many other again.

Anonimo ha detto...

Sono venuta a cercarla e a leggerla.
con la consapevolezza di ciò che avevi scritto.
Solo però.....non giudicarla qulla madre....Delia

Maribelous ha detto...

sono d'accordo con Anonimo, non giudicate la madre, perchè può darsi che sia morta o costretta a fare questa scelta dificilissima.

E comunque credo che se diciamo ai nostri figli "sei nato che già nessuno di voleva" andiamo a danneggiare un autostima che è già parecchio danneggiata.

Questo non vuol essere una critica ma una riflessione da una madre adottiva con un bimbo con un'autostima inesistente: della serie non valgo nulla, ecco perchè sono stato abbandonato.

Spero che noi genitori adottivi possiamo andare oltre l'evidente e parlare al nostro figlio dei suoi genitori biologici e quanto li volevano bene, per la sua serenità.

Pace.

Dous ha detto...

Quella che leggi è una amara poesia che ho scritto durante l'attesa dell'esito di una adozione nazionale per un bimbo figlio di una tossicodipendente e del solito nessuno...
Un bimbo che certamente proviene dalla luce che tutti abbiamo visto un giorno e che torneremo a rivedere.
La stima del bambino la costruiamo con lui giorno per giorno non con qualcosa di artefatto bensì aiutandolo a scorgere quella luce.

Maribelous ha detto...

Capisco ora il senso delle tue parole. Di certo non e' facile gestire una situazione come quella che stavi affrontando.

Pero' credo che le nostre creature tanto amate ci guardano e leggono i riflessi dei nostri pensieri negli occhi. Quello che legge e' poi quello che crede di se'. Se abbiamo vergogna di lui, se siamo fieri di lui, se pensiamo poveretto, se lo sgurado e' amorevole, ecc., ecc.

Credo che i genitori e parenti adottivi devono essere piu' consapevoli del loro ruolo e quanto queste creature cercano certezze in noi. Non ostante la sua provenienza o chi fossero i loro genitori adottivi.

Se e' arrivato in questo mondo vuol dire che lui o lei ha un ruolo importante da compiere.

Sono sicura che questi bambini sono angeli del cielo... in prestito a noi.

E c'e' qualcuno lassù che mi dice, mi raccomando, tira sù quel bambino bene!

COMPLIMENTI per il sito, le foto, le poesie, i pensieri...bellissimi